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La Regola del “Beyond Any Reasonable Doubt” e il suo Equivalente Italiano “Oltre Ogni Ragionevole Dubbio”: Profili Interpretativi e Limiti Applicativi

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La Regola del “Beyond Any Reasonable Doubt” e il suo Equivalente Italiano “Oltre Ogni Ragionevole Dubbio”: Profili Interpretativi e Limiti Applicativi

oltre ogni ragionevole dubbio

L’evoluzione interpretativa del principio del “oltre ogni ragionevole dubbio”, consacrato nell’art. 533 c.p.p., ha assunto un rilievo sempre più centrale nel diritto processuale penale italiano, specialmente in relazione alla sua funzione di criterio di giudizio per le sole sentenze di condanna. Tale regola è stata posta a fondamento di un’importante asimmetria procedurale: mentre la condanna richiede il superamento del dubbio ragionevole, l’assoluzione può avvenire anche in presenza di un dubbio non dirimente.

Valore Conformativo e Asimmetria Procedurale

La giurisprudenza della Corte di Cassazione ha valorizzato il potere conformativo della formula “oltre ogni ragionevole dubbio” per legittimare l’assimmetria tra le sentenze assolutorie e quelle di condanna. Come ricordato nella sentenza Sez. U, n. 14800 del 21/12/2017, tale criterio si applica esclusivamente alle condanne, rafforzando così la tutela dell’imputato in caso di esito sfavorevole.

Origine e Trapianto della Regola B.A.R.D.

L’importazione della formula anglosassone “beyond any reasonable doubt” (b.a.r.d.) nel sistema italiano è avvenuta in seguito alla riforma del giusto processo (legge n. 46 del 2006), che ha orientato il processo penale verso una struttura più accusatoria. Tuttavia, diversamente dal sistema statunitense in cui tale regola viene esplicitamente richiamata nelle instructions to the jury, nel contesto italiano essa assume valore normativo solo come criterio valutativo del giudice.

Il Superamento del “Libero Convincimento”

La dottrina ha osservato come l’introduzione della regola “oltre ogni ragionevole dubbio” rappresenti un superamento del principio del libero convincimento del giudice, richiedendo che la condanna si fondi su un ragionamento probatorio dimostrativamente solido, e non solo su una mera adesione soggettiva agli elementi emersi. In tal senso, il giudizio di condanna deve essere l’esito di un confronto serrato tra le alternative interpretative, attribuendo valore neutralizzante alle ipotesi difensive.

Limiti della Valutazione in Cassazione

In sede di legittimità, la regola del “dubbio ragionevole” non consente una nuova valutazione del merito o delle prove, ma solo un controllo sulla tenuta logica della motivazione. Non è quindi possibile invocare la violazione dell’art. 533 c.p.p. per contestare la capacità dimostrativa delle singole prove, salvo che non emerga un’illogicità manifesta del ragionamento, intesa come “frattura logica decisiva”.

Come chiarito nella sentenza Sez. 2, n. 15756 del 12/12/2002 (rv. 225564), l’unica sede in cui la nuova valutazione delle prove può essere legittimamente invocata è quella del merito, dove il rispetto della regola del “oltre ogni ragionevole dubbio” può essere pienamente valutato.

Conclusione

La regola b.a.r.d., nel suo trapianto nel sistema processuale italiano, ha acquisito un significato eminentemente garantista. Essa non si limita a rafforzare la presunzione di innocenza, ma orienta l’intero impianto valutativo delle decisioni di condanna. Tuttavia, la sua portata è strutturalmente limitata in sede di legittimità, dove il controllo resta ancorato all’illogicità manifesta e alla tenuta logica della motivazione. In conclusione, la nuova o diversa valutazione delle prove può essere invocata nei gradi di merito, mentre in Cassazione la violazione del criterio “oltre ogni ragionevole dubbio” rileva solo quando si traduce in un vizio logico manifesto e decisivo.

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